la plastica, nata e diffusasi nel XX secolo ha sostituito materiali più costosi, meno duttili e più pesanti grazie alla sua duttilità, resistenza, leggerezza. Il suo abbondante utilizzo ha generato una quantità enorme di rifiuti che degradano molto lentamente. Questo degrado crea dei frammenti che possono essere più o meno grandi, i più piccoli vengono definiti microplastiche.
La microplastica è costituita da minuscoli frammenti di materiale plastico di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, se sono al di sotto di 0,1 micrometri si parla di nanoplastiche. Questi corpuscoli minuscoli, leggerissimi, praticamente invisibili, si formano principalmente dalla frammentazione di oggetti di plastica più grandi, come bottiglie o sacchetti, ma anche di tessuti sintetici.
Possono essere di origine primaria, quando vengono prodotte direttamente in questa forma (es. microgranuli nei cosmetici), o secondaria, quando derivando dalla disgregazione di oggetti di plastica più grandi a causa di fattori ambientali come sole, vento e acqua.
La produzione e l’impiego delle microplastiche primarie sono, oggi, ridotte notevolmente, ma ancora molti prodotti di uso comune possono essere “arricchiti” da microplastiche primarie.
Le microplastiche secondarie, invece, si formano durante l’uso o lo smaltimento scorretto di oggetti di plastica, ad esempio possono derivare dall’usura degli pneumatici sull’asfalto o dall’uso e dal lavaggio di indumenti fatti con materiali sintetici.
Questi frammenti si diffondono in grandi quantità in mari e fiumi entrando nel ciclo dell’acqua. A causa delle loro dimensioni ridotte, quasi invisibili, le microplastiche ( soprattutto le nanoplastiche) sono anche molto leggere, sono facilmente trasportate dall’aria e possono viaggiare per migliaia di chilometri depositandosi poi al suolo durante la pioggia, un temporale o una nevicata. Sono onnipresenti nell’ambiente. Quando cadono sul terreno vengono assorbite dalle radici delle piante e le possiamo trovare nelle verdure e nella frutta.
Le microplastiche più fini possono essere inalate ma la porta d’ingresso principale è il tratto gastrointestinale, vengono infatti ingerite attraverso l’alimentazione. Le troviamo più facilmente nei pesci soprattutto se piccoli e negli altri organismi marini, nei vegetali e nella frutta. Esse entrano nel circuito alimentare. e possono accumularsi nei tessuti degli organismi e veicolare sostanze chimiche tossiche. Nella carne che noi mangiamo la percentuale di microplastiche è minore perchè gli animali le metabolizzano e le eliminano in buona parte.
Esiste uno studio che sostiene che l’acqua in bottiglia può contenere fino a 22 volte in più il quantitativo di microplastiche rispetto all’acqua della rete domestica.
Secondo stime recenti, ogni essere umano ingerisce mediamente 1 mg di particelle di microplastica al giorno che sono circa 45.000 particelle all’anno solo attraverso cibi e bevande. Il numero sale fino a 120.000 se si considerano anche quelle inalate.
Nel prossimo intervento parlerò della influenza delle microplastiche sul nostro organismo.
I risvolti pratici sulla salute dell’uomo sono stati ancora poco indagati e sono poche le conclusioni che certificano e misurano l’effettivo danno che questo genere di inquinamento crea nel corpo umano.
ARRIVEDERCI A GENNAIO
AUGURO A TUTTI BUON NATALE E BUON ANNO
